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Pubblicato in Altri diritti

Quanto ancora si deve fare per prevenire la violenza sulle donne

by Alessandra Scafuri on25 Novembre 2014

In occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne pubblichiamo il contributo di una giovane giurista che ha deciso di dedicare parte importante del suo tempo e della sua professionalità per la tutela dei diritti delle donne.

Come sappiamo un giorno ad hoc non è la soluzione per un problema sociale persistente su cui solo negli ultimi anni si è focalizzata l’attenzione dei mass media, ma ogni giorno costituisce un'occasione per dichiarare guerra alla violenza e in particolare alle vessazioni che in molti ambiti colpisce il “gentil sesso”.

Molto è stato fatto, ma la strada per una civile parità è ancora lunga. All’Università di Bologna un anno fa è stato inaugurato il primo corso contro gli abusi per insegnare agli studenti il rispetto della persona, dei diritti umani e soprattutto, della donna.

Perché questa data? Il 25 novembre del 1960 le tre coraggiose sorelle Mirabal furono uccise dal dittatore dominicano Rafael Trujillo, con l’accusa di aver partecipato ad una congiura contro il suo regime. L’Assemblea delle Nazioni Unite ha quindi voluto rendere omaggio nel 1999 alle tre vittime istituendo questa giornata.

Purtroppo la storia delle violenze sulle donne non può essere cronologicamente descritta: prima e dopo quel giorno le donne ricevono gli abusi più disumani e meschini da coloro che si sentono “più forti”. Compito dello Stato è di tutelare le donne, parti deboli persino nel rapporto coniugale. La parità tra moglie e marito può essere sancita da una legge, ma se non cambiano le convinzioni di una società radicata sulla famiglia patriarcale, sarà sempre più difficile osteggiare i soprusi in famiglia, ormai molto frequenti. In Italia si contano migliaia di casi di donne maltrattate.

Occorre in primis debellare la violenza di genere. La maggior parte delle vittime sono donne e bambini, da sempre gruppo sociale ritenuto più debole rispetto all'uomo.

Non solo oggi, ovviamente, devono essere ripudiati i maltrattamenti della donna, resa come oggetto, sia di violenza che di antiche tradizioni per cui deve sottoporre il proprio corpo alle mutilazioni genitali.  Emma Bonino e l’ex ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, si sono battute per interrompere questo tremendo rito delle mutilazioni femminili, ancora realizzati in ben 28 paesi dell’Africa sub-sahariana e non solo.               

La legislazione nazionale in materia ha subito rinnovamenti e modifiche allo scopo di inasprire le pene per chi commette violenza sulle donne.                                                                                                                

La legge n. 66/1996 “Norme contro la violenza sessuale” persegue l’obiettivo di tutelare l’integrità psicofisica dei soggetti più esposti alle aggressioni, e ha scopo preventivo e punitivo, con conseguente inasprimento delle pene per chi si macchia di tale reato; con la dicitura “atti sessuali” si è cercato di non limitare il reato al solo contatto fisico, onde evitare ricerche probatorie umilianti per le vittime.

L’art.18-bis rubricato “Permesso di soggiorno per le vittime di violenza domestica” del Dl 25 luglio 1998, n. 286 recante "Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero" prevede che il questore con il parere favorevole dell'autorità giudiziaria procedente ovvero su proposta di quest'ultima, rilasci un permesso di soggiorno per consentire alla vittima di sottrarsi alla violenza.

Una svolta si è avuta nel 2001 con la legge n. 154 in materia di Misure contro la violenza nelle relazioni familiari, prevedendo i relativi ordini di protezione. Ancora, con la disposizione di cui all’art. 76 del D.P.R. 115/2002, si è prevista la possibilità di ammissione al patrocinio anche in deroga ai limiti di reddito prescritti.

Il decreto legge n. 11 del 2009 “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori”, convertito in legge n. 38 del medesimo anno, ha disposto, a fronte della necessità ed urgenza di misure  per  assicurare  una  maggiore  tutela  della sicurezza della collettività,  data dall'allarmante  crescita  degli  episodi collegati  alla  violenza  sessuale,  un sistema di norme finalizzate  al  contrasto  di  tali  fenomeni e ha cercato di fornire una più concreta tutela  delle  vittime  anche con l’introduzione di una disciplina organica in materi di atti persecutori.

Con tale decreto si sono apportate rilevanti modifiche al codice penale e al codice di procedura penale: l’art. 612-bis c.p.  ha introdotto la disciplina in tema di atti persecutori, revedendo misure a sostegno delle vittime di tali reati; l’art. 282-ter del codice di procedura penale, ha disposto il divieto di  avvicinamento  ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

La Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta a Istanbul l'11 maggio 2011, si è avuta con la legge n. 77 del 2013. Fondamentale articolo, tra i tanti volti a introdurre misure di prevenzione ed effettive procedure di coordinamento, è il 14, rubricato “Educazione”: “Le Parti intraprendono, se del caso,  le  azioni  necessarie  per includere nei  programmi  scolastici  di  ogni  ordine  e  grado  dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il  reciproco  rispetto,  la  soluzione  non-violenta dei  conflitti  nei  rapporti  interpersonali,  la sensibilizzazione contro la violenza di genere e la tutela del diritto  all'integrità personale”.

In ultimo, l’ulteriore decreto legge n. 93 del 14 agosto 2013, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, ha aggiunto all’articolo 61 del codice penale il seguente numero: "11-quinquies) l'avere, nei delitti non colposi contro la vita  e l'incolumità individuale, contro la libertà personale nonché nel delitto di cui all'articolo 572, commesso il fatto in presenza  o  in danno di un minore di anni diciotto ovvero in  danno  di  persona  in stato di gravidanza”.

Detti interventi legislativi si presentano sicuramente opportuni, anche se sono purtroppo noti i tristi risvolti della realtà, per cui ogni giorno la cronaca ci racconta di donne lasciate al loro destino.

Il Governo Renzi in questa giornata promuoverà #cosedauomini, la nuova campagna di sensibilizzazione per la lotta contro la violenza sulle donne rivolta agli uomini e ai ragazzi, una web serie promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri con il contributo della Commissione europea.

La campagna affronta, in modo innovativo, la tematica della violenza di genere per la prima volta rivolgendosi al mondo maschile, nella convinzione che anche intervenendo sul cambiamento culturale degli uomini si possa prevenire il fenomeno della violenza sulle donne.

Un fattore decisivo da cui partire è rappresentato dall’educazione: occorre riabilitare le persone violente al rispetto delle donne della propria vita, mamme, sorelle o compagne che siano.

Tale obiettivo è stato posto al centro dell’iniziativa “Un taglio solidale” promossa dall’Associazione omonima costituita da Franco Billo e Alessandra Pucci, al fine di creare una rete di solidarietà tra donne, mediante il loro incontro in un locus amoenus, ossia il parrucchiere. Al costo simbolico di 8 euro ogni donna ha potuto usufruire di servizi di Hair Styling e finanziare al tempo stesso il centro di ascolto "Uomini maltrattanti". Un’idea originale che si propone di ripartire dalla cultura della non violenza e del rispetto, incentrando il problema da una prospettiva diversa: sono gli uomini a dover cambiare i loro atteggiamenti sbagliati, parlandone e confrontandosi in questo Centro nato a Firenze e Ferrara, ma che aprirà a breve altre sedi a Sassari e nella Capitale.

Informazioni e contatti su www.untagliosolidale.org/nuove-testimonial-uts-novembre-giornaliste-precarie/

Ultima modifica il 25 Novembre 2014